luci

Ho ricordato le mie prime esperienze su una pista.

Ero ovviamente sobrio, ma turbato dall’effetto psichedelico delle luci. prima frammentava tutto intorno a me, quasi ci cancellava dalla presenza l’uno dell’altro. I nostri movimenti non importavano, erano invisibili. Poi ci abbandonava, ci lasciava all’ininterrotta sinuosita` del presente.

É un ricordo molto vivido. i movimenti ci venivano restituiti, all’improvviso. Ne eravamo responsabili di nuovo. La sensualità, l’irriverenza, l’insicurezza, ad un tratto si rivelavano potenti segnali di cui ciascuno era sempre stato autore forse senza saperlo.

Era un mondo diverso, intessuto di contaminazione. Liquido, promiscuo, confuso, per me difficile.

Ci rendeva liberi e persi insieme nelle sensazioni, poi ci riportava all’improvviso alla stranezza di noi stessi, alla ricchezza dei movementi di cui siamo capaci. Alcuni lo dominavano, altri ne restavano ai margini. Alcuni sembravano capirlo, altri sembravano fuori posto… ma tutti volevamo mostrarci sicuri.

Dopo decine di anni, non ho ancora finito di esplorare quel percorso espressivo, che passa attraverso la danza, la musica, la follia, l’attrazione, la società. È come una scala che funzioni al contrario. Invece di allontanare il mio corpo dal punto di partenza, ogni gradino accorcia le distanze fra la realtà e il sogno